Carissimi delegati, carissime delegate, gentili istituzioni, invitati, ospiti,
credo di poter condividere con tutti e tutte voi l’emozione e la gioia di trovarci in presenza, proprio in questa sala, dove quattro anni fa entrammo in pochissimi, componenti della Giunta uscente insieme ad una scarna rappresentanza di presidenti regionali.
Il nostro XIX Congresso nazionale, che si svolse in modalità mista, con la quasi totalità dei delegati obbligati a seguire i lavori in remoto, arrivò infatti nel pieno della recrudescenza della terza ondata della pandemia.
Nel marzo 2021 avevamo già pagato e continuammo poi a pagare duramente con la malattia e la perdita di molti nostri soci, dirigenti, amici. Alla loro memoria e alle loro famiglie giunga ancora una volta il nostro collettivo e affettuoso pensiero.
Alla pandemia si sono poi sommate altre pesanti crisi ed emergenze, globali e locali, ambientali, energetiche, sociali. Dalle emergenze climatiche e naturali alle tensioni e instabilità geopolitiche, ai conflitti, alle nuove guerre.
GUARDA IL VIDEO DELLA RELAZIONE DI TIZIANO PESCE
Parto proprio da quei giorni perché in quei giorni ragionammo a fondo sulla necessità di assumere da lì in poi uno sguardo collettivo ancora più attento verso le persone e le comunità del territorio.
Una responsabilità che credo oggi di poter affermare con orgoglio, abbiamo agito per l’intero mandato al massimo delle nostre possibilità.
Condividemmo come la Uisp, sin dal 1948, anno della sua fondazione formale e anno di promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana, non si è mai sottratta dal fornire il proprio contributo all'analisi dei fenomeni politici e sociali, consapevole che lo sport popolare, la sua dimensione per tutti, l'attività motoria, il bisogno di benessere, altro non erano che una delle tante forme attraverso cui ogni persona, di ogni età, genere, abilità, cultura, poteva affermare la propria condizione ed esistenza nella società che la circonda, contribuendo a costruire percorsi di vera e propria emancipazione.
Una Uisp che, come avevo anticipato nell’editoriale d’inizio stagione, sempre con piedi ben piantati per terra e testa alta, guarda avanti, “Immagina”, prova collettivamente ad immaginare l’associazione del futuro, una casa sempre più aperta, generosa e accogliente, contribuendo così, con ambizione ma soprattutto con profonda responsabilità civica, ad immaginare il futuro delle nostre comunità. Uno spazio sempre più aperto, che possa superare limiti, confini e muri, per non fare restare indietro nessuno, per la convivenza civile, per la pace.
C’è da immaginare e costruire un mondo e un futuro migliori, un impegno preciso, affrontando come sempre sino in fondo le sfide, con dedizione, passione, competenze.
Lo dobbiamo soprattutto ai nostri giovani.
Ed è proprio da loro cha siamo voluti partire ieri, nella prima giornata di questa intensa tre giorni, con il talk “L’Italia non è un Paese per giovani: immaginare un futuro diverso attraverso la promozione sociale”. Consapevoli che il futuro dei giovani è già nel presente che viviamo oggi e che occorre crescere nel saperli ascoltare, accogliere, incoraggiare, supportare, permettere loro la libertà di scegliere, di partecipare, di agire, garantendo spazi accoglienti di promozione di cittadinanza attiva, progettati con e dai ragazzi.
Con l’impegno dell’immaginare abbiamo voluto caratterizzare questa annata e l’intero percorso congressuale lungo 183 giorni. Dal Consiglio nazionale che ha convocato questa Assemblea sino ad oggi, passando per i 116 Congressi territoriali e i 19 regionali, tutti svolti in presenza, un percorso dal punto di vista organizzativo senza dubbio molto faticoso ma che ci ha fatto riappropriare del valore della partecipazione, dell’incontrarsi da vicino, dello stare insieme, del tornare a stringersi la mano, ad abbracciarsi.
I Congressi territoriali, a cui hanno partecipato ben 5.306 persone, hanno eletto complessivamente 1.235 consiglieri (dei quali il 41% donne e il 59% uomini) e 757 delegati ai Congressi regionali (43% donne e il 57% uomini). Molti i giovani.
Sono stati eletti 106 presidenti di Comitato territoriale, dei quali 41 sono donne, ovvero il 43%. Tra i presidenti eletti, 61 sono al primo mandato, il 57%, mentre 45 sono al secondo e ultimo mandato.
Domani il Congresso nazionale sarà chiamato ad eleggere il nuovo Consiglio nazionale, ben 80 componenti in una unica lista unitaria, 37 le donne, 43 gli uomini, con una piena e qualificata rappresentanza dell’intero territorio nazionale.
Dobbiamo esserne profondamente orgogliosi! A tutti e tutte loro, a voi, un grande GRAZIE!
Durante tutti i Congressi abbiamo registrato una cresciuta consapevolezza della forza dello sport sociale e per tutti, della sua capacità nel saper costruire legami sociali, inclusione e rispetto delle differenze, partecipazione, legalità, nel fornire il proprio contributo agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030.
Nei loro interventi, i dirigenti dei Comitati, delle associazioni e delle società sportive affiliate, hanno dato espressione a questa consapevolezza e hanno immaginato una società che può essere migliorata partendo proprio dallo sport, il nostro sport, che è attività quotidiana ed entra nella vita di tutti i giorni attraverso la promozione del benessere e della salute, della parità di genere, del contrasto alla violenza e ad ogni forma di discriminazione, dell’educazione alla coesione sociale e alla reciproca accoglienza.
Valori recentemente sottolineati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata del Rispetto. Valori che lo sport ha il potere di rendere concreti.
E l’Uisp ha il dono di ‘insegnare l’arte dello stare insieme’, come ci ha riconosciuto il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, intervenuto al Congresso del Comitato Uisp di Bologna, uno dei primi a svolgersi, a fine novembre, ed il primo a cui sono stato invitto a partecipare.
Riconoscimenti dell’importanza del ruolo dell’Uisp li abbiamo ricevuti dai molti sindaci, assessori, rappresentanti delle istituzioni locali e regionali, delle reti del terzo settore e del sistema sportivo, del sindacato, che sono intervenuti durante le nostre assemblee.
Non possiamo allora che provare ad alzare l’asticella dell’"Immagina": immaginare una Uisp sempre più all'altezza delle sfide che si palesano all'orizzonte.
Oggi ricordiamo che l'Uisp è un'associazione che è tornata a superare il muro del milione di associati, con oltre 12 mila associazioni e società sportive affiliate. I dati di chiusura dell’ultima stagione al 31 agosto scorso fotografano 1.029.850 tesserati e 12.028 associazioni e società sportive affiliate.
Oltre 75 milioni di euro, poi, il bilancio consolidato della rete associativa: Uisp Nazionale, Comitati Territoriali, Comitati Regionali.
Tutto questo in una fase storica che ci mette di fronte allo scenario geopolitico mondiale senza dubbio più complesso dal secondo dopoguerra ad oggi.
Non viviamo certo in un’epoca in cui la fratellanza tra i popoli è vista come un obiettivo primario da promuovere, raggiungere e garantire con istituzioni sovranazionali ed internazionali, ma in quella di una nuova egemonia delle super potenze, che vogliono imporre la propria influenza ed il proprio dominio a scapito della democrazia, dei diritti, delle libertà.
La deriva autoritaria alla quale stiamo assistendo su scala mondiale non mette in crisi solo la democrazia ma ancora di più lo stato di diritto, antecedente alla democrazia stessa, facendo spesso carta straccia di quelle norme che avevano rappresentato la conquista ed il riconoscimento dei diritti umani, di una pacifica convivenza.
A ciò si aggiungano il malcontento, la rabbia, il rancore fortemente cresciuti tra gli insediamenti sociali più marginali e che maggiormente subiscono gli effetti delle disuguaglianze, accentuatesi in questa nostra epoca in cui numerose grandi crisi si addizionano e si amplificano l’una con l’altra.
Sono gli effetti di una globalizzazione che nel tempo ha convinto anche le forze progressiste occidentali, sicure che il fenomeno avrebbe portato ad una redistribuzione delle ricchezze, una volta che queste si fossero affermate nelle mani dell’impresa privata attraverso un sostanziale ritiro del pubblico dal proprio ruolo di programmazione del modello di sviluppo e di promotore di un sistema di welfare emancipativo e non solo di protezione.
Ma così non è stato.
Poiché l’arricchimento è avvenuto all’interno di una competizione mondiale al ribasso sul costo del lavoro, sull’accaparramento delle materie prime e dell’energia da parte delle super potenze e gli effetti prodotti sono sotto gli occhi di tutti: disuguaglianze, una classe media trasversalmente impoverita, lotte tra poveri, spinte identitarie e sovraniste, razzismo, violenze, insicurezza, diritti civili e sociali mortificati, messa in discussione del pluralismo dei media, inflazione.
Le guerre e le difficili prospettive di pace aggiungono un ulteriore elemento di fragilità negli equilibri internazionali e in Europa soprattutto con risposte che stanno portando a politiche di riarmo complessivo assolutamente inedite.
Le prospettive non sono quindi confortanti dal punto di vista della capacità di spesa delle famiglie, con immaginabili ripercussioni sulla scelta relativa alla possibilità di praticare attività sportiva e sulla conseguente riduzione dell’accessibilità ad un bene il cui valore è oggi sancito anche dalla riforma della Carta costituzionale.
Cosa ne ricava l’Uisp da questo sguardo molto sintetico sul piano politico, economico e sociale?
Quale ruolo pensiamo di giocare nel futuro, mentre stiamo superando il primo quarto di secolo del nuovo millennio che stiamo attraversando?
Quali strumenti e quali pratiche dobbiamo mettere in campo per continuare ad essere quel soggetto protagonista della realtà aperta, ricca e variegata del terzo settore e del sistema sportivo italiani, nonché dell’economia sociale europea?
Si è parlato molto in questi anni di superamento del ‘900, del bisogno di mettersi alle spalle un’epoca storica che per molti aveva costruito sovrastrutture ideologiche, di aprirsi alla modernità in una chiave neoliberista in economia, trascurando o rendendo marginali i sistemi di protezione sociale, mettendo da parte i principi e i valori che la Lotta di Liberazione e la Resistenza hanno scolpito nella nostra Costituzione.
Valori che sono scolpiti anche nel nostro Statuto, di Associazione antifascista e antirazzista.
Ciò purtroppo è accaduto con l’ormai abituale atteggiamento italico di rimozione della memoria e della storia. Si è registrato in economia, nelle condizioni materiali delle persone, un arretramento, una rassegnazione rispetto al valore della cosa pubblica, al ruolo delle istituzioni e della rappresentanza politica che hanno prodotto disaffezione al voto e il più alto astensionismo dal Dopoguerra ad oggi.
Il prodotto di quella scelta assume nel nostro Paese le forme di una divaricazione ancora più profonda tra Nord e Sud, risposte spesso securitarie, campagne elettorali ormai permanenti, solitudini che si amplificano, fragilità, rotture dei legami sociali.
E noi?
Di fronte a tutto questo, credo che l’Uisp debba ribadire oggi più che mai, nel proprio confronto interno e anche nel dibattito pubblico, di essere una parte consistente e protagonista dell’antidoto, della risposta immunitaria.
Partendo innanzitutto dalla consapevolezza che le scelte che abbiamo fatto nella nostra storia passata e recente non si sono mai allontanate dal pensiero e dai valori dei padri e delle madri costituenti, non solo dell’Uisp ma soprattutto della nostra Repubblica.
Abbiamo costantemente affermato e conquistato la popolarizzazione della pratica sportiva, la diffusione dello sport per tutti come elaborazione e risposta al cambiamento che il secolo scorso stava vivendo a cavallo del crollo del muro di Berlino, alla chiusura del periodo lungo della guerra fredda e all’affacciarsi del multilateralismo come elemento più aperto ai nuovi equilibri mondiali che stavano scuotendo il mondo in quel periodo.
Dicevamo, all’Italia e all’Europa, che la nostra risposta non riguardava solo il diritto all’attività sportiva di tutti e tutte, bensì il bisogno di emancipazione sociale soprattutto di quegli insediamenti economicamente più deboli, che faticavano a garantirsi l’accesso ai diritti, all’uguaglianza.
Lo sport per tutti, lo sport for all di stampo europeo che abbiamo mutuato, ha agito come propagatore di un’egemonia culturale che ci ha permesso di contaminare una cultura sportiva che nel nostro Paese ancora oggi pone l’attenzione massima delle istituzioni, della politica, della comunicazione, delle risorse allocate, verso l’alta prestazione e non nei confronti dell’attività sportiva di base, diffusa, spesso destrutturata, legata al benessere e alla salute, ovvero quella che registra la maggioranza dei praticanti. In sostanza, quella che la Costituzione, nel nuovo settimo comma dell’art. 33, definisce “in tutte le sue forme”.
Tuttavia, quella elaborazione ha sì contribuito ad allargare la fascia della pratica, ma nello stesso tempo ha permesso a molti attori del movimento e del sistema sportivo di assumere il concetto di sportpertutti in modo arbitrario, strumentale alla dimensione della crescita di una consistenza dei rispettivi corpi associativi (poiché funzionale e proporzionale all’assegnazione dei contributi pubblici), dopando il tesseramento attraverso associazioni di secondo livello e altri artifizi, in più, spesso, senza alcuna elaborazione culturale e politica.
Sta qui il nostro rapporto con il secolo passato.
Nel passaggio stretto, difficile, tragico della pandemia, credo che ancora una volta l’Uisp si sia mostrata all’altezza del compito, abbracciando le sfide che tutti dicevano che si sarebbero aperte all’indomani della crisi sanitaria. Ovvero la necessità di ridisegnare un modello di sviluppo sostenibile ed inclusivo, di giustizia sociale e ambientale, democratico, da costruire governando le grandi transizioni: ecologica, digitale, demografica.
Lo abbiamo fatto proponendo nel dibattito pubblico una nuova elaborazione culturale e politica relativa alla transizione sportiva, che sta a pieno titolo e viaggia di pari passo con le grandi transizioni appena citate. E non ci siamo limitati alla dimensione nazionale, ma, come negli anni ’90 del secolo scorso, abbiamo allargato la nostra visione verso l’Europa.
Abbiamo indicato alla Commissione Europea, attraverso la costruzione e la stesura di un parere d’iniziativa del CESE – Comitato Economico e Sociale Europeo, la nostra idea di uscita dalla crisi da covid-19, di come (ri)pensare, migliorare la ripresa attraverso l’attività sportiva, spingendola verso una nuova e più accentuata declinazione sociale, ambientale ed economica, con gli obiettivi, fra gli altri, di includere il tasso di deprivazione sportiva nell'elenco degli indici di Eurostat per misurare la deprivazione materiale e di riconoscere lo sport sociale come una chiara area di investimento delle politiche pubbliche, inserendolo come una specifica area di riferimento nei regolamenti che sono alla base delle politiche di coesione.
E proprio il nostro percorso con il CESE ha contribuito in modo deciso ad aprire la strada al Piano di lavoro dell'Unione Europea per lo sport (luglio 2024 –dicembre 2027), approvato dal Consiglio "Istruzione, gioventù, cultura e sport" nella sessione del maggio scorso.
Al punto 15 della Strategia validata sono definiti infatti gli obiettivi guida, con particolare riferimento al rafforzamento della resilienza del settore dello sport nei confronti delle sfide e crisi future, alla luce dell'esperienza della pandemia.
Una sfida nuova, attraverso cui abbiamo vissuto, in questo mandato, il nostro impegno nelle attività, nei dipartimenti, nelle politiche associative e soprattutto nella progettazione sociale.
Uno spazio di innovazione, quest’ultimo, che ha aperto sperimentazioni circa la dimensione di cosviluppo delle idee, delle proposte operative, del rafforzamento del lavoro in partnership, della dimensione della rete associativa, migliorando il rapporto tra centro e periferia. Una sfida che ha visto il coinvolgimento di tutto il sistema della governance verso risultati che possiamo registrare in modo soddisfacente.
Penso soprattutto ai progetti ex art. 72 del Codice del Terzo Settore, dall’esperienza di Sportpertutti a Tran-Sport, che rafforzano la consapevolezza del ruolo che dobbiamo assumere in quanto promotori di politiche pubbliche, in percorsi virtuosi di advocacy e di lobbyng, a partire dalle azioni che ci hanno visto protagonisti nelle esperienze dei Living Lab regionali, degli animatori sportivi territoriali, dei voucher, dell’incubatore di nuove professioni sportive e di autoimprenditorialità giovanile, nei percorsi innovativi di mobilità casa-impianto sportivo, da affiancare a quelli casa-lavoro, casa-scuola nei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile.
E poi, ancora, soltanto a titolo esemplificativo, le progettualità, nazionali ed europee, di contrasto alla sedentarietà, che attraversano tutte le età della vita, di prevenzione e promozione della salute, i progetti di interculturalità e le azioni avviate al fianco dell’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali, le azioni di contrasto alle violenze e discriminazioni di genere, sostenute anche dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, le attività all’interno degli istituti penitenziari, le esperienze educative e di inclusione per i più giovani, i processi di pianificazione e di rigenerazione urbana, si pensi a Sport Civico, sostenuto dal Dipartimento per lo Sport, o a progetti europei, come ABC of mental health, Movement Pills, Placemaking and sport.
La penetrazione e la contaminazione di tutto questo, poi, nelle proposte quotidiane dei Settori di Attività, nelle manifestazioni e negli eventi, nei campionati e nelle rassegne, un autentico patrimonio associativo dal valore sociale inestimabile.
Queste sono state alcune delle risposte più avanzate che credo potessimo dare per uscire dal mare magnum della semplice retorica dello sportpertutti, che da nostra elaborazione originale è stato relegato, nell’immaginario collettivo e nel dibattito pubblico, ad un appiattimento marginale, scontato ed indistinto nel rapporto con la cultura sportiva diffusa.
La transizione sportiva è invece uno sforzo di elaborazione di senso, un rinnovato quadro di significati, di punti di riferimento.
Punti che siano in grado di fornire l’impressione che ci sia una matrice di spiegazione e non la risoluzione immediata del singolo problema concreto; poiché ogni volta che sposiamo un tale approccio e troviamo la risoluzione del problema, nel frattempo se n’è già presentato un altro.
Potremmo allora parlare di una sorta di nuovo “libretto delle istruzioni” che sia capace di portare innovazione nella cultura sportiva, nel modello sportivo italiano ed europeo, attraverso una maggiore consapevolezza diffusa del bisogno di competenze, di buona formazione, per stare al passo delle trasformazioni sociali ed essere agente generat(t)ivo di cambiamento del senso comune nella variegata dimensione del terzo settore e dell’economia sociale.
Sullo sfondo, ma ormai non troppo, accanto al grande impegno sul terreno della digitalizzazione, i primi approcci sul fronte dell’intelligenza artificiale, l’implementazione dell’AppUISP, il completamento della piattaforma nazionale Gestione Amministrativa e Tesseramento in cloud, l’avvio del progetto Non Profit Digital Leaders capofilato da Social Techno Impresa Sociale srl - TechSoup Italia, recentemente selezionato e sostenuto dal Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale con il bando Digitale sociale.
Parlavo di transizione sportiva, che affianca le grandi transizioni che caratterizzano questa delicata fase storica ma stiamo attraversando anche la transizione legislativa dovuta alle riforme complementari del terzo settore (con la legge delega 106/2016 e il D.Lgs. 117/2017) e del sistema sportivo (con la legge delega 86/2019 e i successivi decreti legislativi del 2021).
In questi anni, ai dirigenti ed operatori dello sport sociale e per tutti è stato richiesto un adeguamento di mentalità, di cultura e di ruolo, uno sforzo collettivo, tra doveri e diritti, per cogliere nuove e importanti opportunità, a partire dagli istituti di amministrazione condivisa, della coprogrammazione e della coprogettazione. L’Uisp si è messa subito in gioco, con la voglia di giocare tutte le partite sino in fondo, da titolare.
Sono stati anni di grandi fatiche, in cui abbiamo presidiato, al meglio delle nostre forze e possibilità, tutti i tavoli istituzionali, dal Governo - interlocutori primari, ovviamente, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e il dicastero per lo Sport e i giovani - e dal Parlamento sino alle Regioni e agli Enti locali, nel rapporto con il sistema dei media e le loro rappresentanze, con i partiti politici che ci hanno voluto ascoltare e comprendere.
Su questo ultimo punto segnalo la rinnovata e positiva attenzione ed ascolto sui temi dello sport sociale e del terzo settore da parte del Partito Democratico, attraverso il Dipartimento Sport e direttamente la Segreteria nazionale, sui temi delle legislazioni di riferimento, delle risorse, del lavoro sportivo e il recente avvio dell’iniziativa “Il Viaggio nel Terzo settore” che attraverserà tutte le regioni del Paese.
Prima tappa nel Lazio, lo scorso 1° febbraio, dedicata proprio alle esperienze e ai fabbisogni dello sport sociale e inclusivo.
In questi quattro anni abbiamo rafforzato ed ampliato il nostro impegno nel Coordinamento, nell’Esecutivo e nelle Consulte del Forum del Terzo Settore, nei percorsi di FQTS, costruito nuove alleanze all’interno delle reti sociali; nel Forum Disuguaglianze e Diversità, nell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, in Fondazione con il Sud, nell’Impresa sociale Con i Bambini, nei network europei ISCA ed EPSI, solo per citare alcune esperienze.
Abbiamo cercato sempre di fornire risposte tempestive, ottenere risorse e misure a sostegno a favore delle associazioni e delle società sportive affiliate, accompagnarle e supportarle con percorsi di consulenza e formazione/informazione quali Sport Point.
Lo abbiamo fatto guardando con grande attenzione anche le sofferenze che abbiamo registrato rispetto alle attività, al lavoro e all’impegno, a tutti i livelli della rete associativa e dei sodalizi affiliati, dei dirigenti, dei dipendenti, dei collaboratori, degli istruttori, dei tecnici, dei volontari.
Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, consapevoli del nostro preciso dovere di rappresentanza, per amplificare l'efficacia delle nostre azioni, per svolgere un ruolo proattivo nel cambiamento strutturale del Paese.
Abbiamo seguito e continueremo a seguire il percorso della riforma del lavoro sportivo, per la dignità di lavoratori e lavoratrici, consapevoli che gli obiettivi delle giuste tutele previdenziali ed assistenziali e al tempo stesso, della necessaria sostenibilità economica per le associazioni e le società sportive di base, sono ancora traguardi da raggiungere.
Anche nel Consiglio nazionale del CONI, fra i 5 consiglieri rappresentanti degli EPS, non abbiamo mai perso occasione per portare, credo sempre con puntualità e chiarezza, istanze e richieste per poter accompagnare e sostenere il movimento della promozione sportiva di base.
Con il CIP, il Comitato Italiano Paralimpico, abbiamo avviato un rinnovato percorso di condivisione di strategie per ampliare l’offerta sportiva nei territori nonché la necessità di fare sistema per dare una risposta alla crescente domanda di attività sportiva da parte delle persone con disabilità del nostro Paese, impegnandoci per superare le piccole e grandi difficoltà che rendono ancora oggi difficile garantire l’accesso e quindi il diritto allo sport.
Nell’ICS, recentemente ampliatosi in Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, nell’ambito della convenzione in essere e dei rapporti più che rafforzati in questi ultimi anni, stiamo trovando interlocutori sempre attenti e disponibili all’ascolto delle esigenze del nostro ambito e al loro supporto.
L’avvio della Piattaforma Delta che combina l’analisi economico-finanziaria dei progetti con la misurazione del ritorno sociale sull’investimento (Social Return on Investment - SROI), mentre nelle attività di finanziamento, indipendentemente dalla dimensione e dalla tipologia di proponente, vengono effettuate analisi mirate a valutare il rating ESG (Environmental, Social e Governance - ambiente, sociale e governance) e l’impatto in termini di ritorno sociale sul territorio, consentendo una valutazione preventiva del progetto lungo le dimensioni del rischio, del rendimento e dell’impatto, sta creando ulteriori opportunità nella filiera degli investimenti concessi sull’impiantistica sportiva.
Si tratta per noi di un’ulteriore spinta a maturare sempre maggiore consapevolezza dell’importanza di rafforzare l’attenzione nel combinare analisi economico-finanziarie dei progetti con la valutazione del loro impatto, in termini quindi di sostenibilità non solo economica ma anche sociale e ambientale.
Un ulteriore modello a cui guardare e stimolo per rafforzare l’impegno della rete associativa Uisp sul versante della rendicontazione e del Bilancio sociale che per Uisp Nazionale è arrivato alla sua quinta edizione in un percorso che esercizio dopo esercizio si rafforza e cresce grazie anche al supporto della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
L’ICSC insieme a Sport e Salute, nella recente realizzazione del Rapporto Sport 2024, che evidenzia l'apporto dello sport al Pil nazionale, la domanda e l'offerta, gli investimenti e l'impatto sociale, ci mette a disposizione, come ho già avuto modo di commentare in occasione della sua pubblicazione, oltre ad importanti dati quantitativi, dati di qualità di assoluta novità, grazie anche alla metodologia delle indagini svolte.
Le valutazioni di impatto, ossia di come lo sport generi ricadute sociali positive certe e misurabili, evidenziano come lo sport, e soprattutto lo sport di base, lo sport sociale, sia moltiplicatore di benefici per le comunità territoriali e per il welfare del Paese.
I focus su sedentarietà e stili di vita attivi, tra quadro italiano ed europeo, la situazione dell’impiantistica sportiva, sino ad arrivare a temi che la Uisp insieme a Svimez ha indagato a fondo, i fabbisogni di servizi e di pratica sportiva e i divari territoriali, ci consegnano ulteriori elementi certi su cui rafforzare il dialogo con i decisori politici nazionali, le Regioni e gli Enti locali.
Con la società Sport e Salute si sono rafforzate nuove forme di valorizzazione e opportunità di accesso a progetti di sport sociale, che nella rete associativa hanno generano attività e anche importanti ricadute dirette economiche. Dati quantitativi e qualitativi che il nostro Bilancio sociale ogni anno sempre più nitidamente evidenzia.
Durante questo quadriennio, l’adozione di nuovi criteri e parametri di assegnazione delle risorse finanziarie ha fatto sì che si sia iniziato a riconoscere, al fianco delle consistenze organizzative, l’effettiva presenza degli Enti di Promozione sportiva sul territorio, la loro strutturazione e la valutazione e la certificazione dei loro bilanci. Sport e Salute, attuando le linee di indirizzo dell’Autorità di Governo, ha assunto decisioni che iniziano a darci dignità.
Le decisioni relative ai contributi 2025 (premianti per il lavoro svolto nel 2024 di promozione e di coinvolgimento della popolazione nell’attività sportiva, soprattutto tra i giovani e gli over 65) e le relative tabelle, pubbliche e disponibili on line, evidenziano come l’Uisp si collochi nel panorama dei quattordici Eps ad oggi riconosciuti.
Ciò anche se, nel loro complesso, le risorse agli Organismi sportivi – nel confronto tra FSN ed EPS - sono ancora inversamente proporzionali al numero dei tesserati e dell’attività organizzata.
C’è ancora da lavorare sul versante dei numeri della consistenza associativa: trasparenza, misurabilità, rendicontabilità, sono obiettivi ancora da raggiungere. Anche questo ci dicono le tabelle allegate all’ultima delibera della Società.
Sport e Salute ha poi avviato un interessante percorso di analisi ESG. Le performance di sostenibilità in termini ambientali, sociali e di governance sono state valutate da esperti indipendenti. L’Uisp si colloca nella classe di rating A, la più alta raggiunta tra gli EPS.
Restando al sistema sportivo, nell’apprezzare l’impegno e gli indirizzi del ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, ricordo come nel corso dell’ultimo periodico incontro con i presidenti degli Enti di Promozione sportiva, il ministro abbia anticipato il percorso di riforma complessiva dell’architettura del sistema sportivo, a 25 anni dal Decreto Melandri, fondamentale anche per giungere a sostegni strutturali dell’ambito sportivo di base.
All’ordine del giorno anche il tema del superamento delle disuguaglianze di rappresentanza e la dignità della promozione sportiva all’interno di organismi plenari nazionali del sistema sportivo. Si arrivi ad una definizione degli ambiti di attività e dei rispettivi ruoli nel rapporto tra i diversi Organismi, si superino le incoerenze del Decreto Balduzzi in tema di certificazione medica che mantiene ostacoli incomprensibili per la diffusione della pratica fisica e sportiva.
Al ministro Abodi chiediamo che si acceleri l’adozione del Codice di comportamento degli Enti di Promozione sportiva, che potrà aiutare anche i rapporti con gli altri organismi. Uniformità da adottare nelle condotte associative, regole che dovranno essere applicate per tutti e da tutti, senza eccezione alcuna, princìpi che dovranno trovare piena corrispondenza nella coerenza dei comportamenti, a partire da tesseramento, formazione, salute, sicurezza, sistema di vigilanza e controllo.
Arrivo ora alle positive cronache di questi ultimi giorni con, finalmente, dopo anni di attesa, il via libera della Commissione Europea, attraverso la Direzione Generale Concorrenza, alle norme fiscali oggetto di autorizzazione per il Terzo settore, che sancisce, stante le caratteristiche e l’unicità del terzo settore italiano, che le agevolazioni fiscali degli Ets non si configurano come aiuti di Stato, poiché gli Ets perseguono attività di interesse generale con finalità di pubblica utilità.
Si apre così quell’ultimo miglio di strada per il varo definitivo delle nuove regole a partire dal prossimo anno per gli enti non profit e dell’economia sociale.
Particolare rilevanza assumeranno i regimi forfettari di tassazione, a partite da quello riservato dal Codice del Terzo Settore ad Aps ed Odv e che sostituirà quanto previsto dalla Legge 398/91.
Per questo importante risultato dobbiamo ringraziare la determinazione dell’on. Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, che ha guidato il percorso, con il Dipartimento Politiche sociali e Terzo settore (voglio citare e ringraziare anche il capo Dipartimento Alessandro Lombardi), anche nel rapporto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Viceministro Bellucci che ringrazio anche per la guida solida, disponibile e attenta del Consiglio nazionale del Terzo Settore. Grazie anche per aver accolto la mia candidatura a farne nuovamente parte come componente effettivo in questa nuova consiliatura che ha preso il via lo scorso 20 gennaio e che proseguirà per i prossimi tre anni, in una fase così cruciale per il futuro del terzo settore.
Intanto, la comfort letter dell’UE rappresenta un passaggio importantissimo che sottolinea come il nostro Paese si ponga al centro di un processo di trasformazione culturale e giuridica del contesto di riferimento europeo delle organizzazioni che si prendono in carico, in un rapporto sussidiario con le istituzioni, dei bisogni collettivi delle comunità.
Quella che sarà la nuova fiscalità del Terzo settore (ora si dovrà lavorare con molta attenzione su quelli che saranno i successivi atti normativi necessari) dovrà consentire agli enti iscritti al Runts gestioni più equilibrate, sostenibili e coerenti.
Ci auguriamo che ciò sia di buon auspicio per poter intervenire anche sul superamento del nodo del passaggio dal regime di esclusione IVA a quello di esenzione in capo agli enti associativi non commerciali fissato dopo l’ultima ulteriore proroga, al prossimo 1° gennaio, che se confermato avrebbe un impatto pesantissimo (gestionale, amministrativo e quindi conseguentemente anche economico) sui sodalizi, specialmente quelli di dimensioni più piccole.
Per le associazioni sportive e di terzo settore, poi, non si è fermata e proseguirà la nostra attenzione sulle necessarie ulteriori armonizzazioni e semplificazioni normative, oltre a quelle arrivate con il decreto semplificazioni dello scorso luglio, a cominciare dalla concreta unificazione dell’operatività dei due registri sportivi e da una ulteriore integrazione con le procedure del Runts, e dal superamento di critici disallineamenti a partire, ad esempio, da quello relativo al riconoscimento dei rimborsi forfettari ai volontari sportivi rispetto alle norme in capo alle organizzazioni di terzo settore.
Se il combinato disposto del D.Lgs. 117/2017 e dei D.Lgs.vi 36 e 39 del 2021 prevede la possibilità di configurare la nuova categoria giuridica degli enti sportivi dilettantistici del terzo settore (Esdts) in possesso di una duplice qualifica, questa categoria non rappresenta ancora una realtà diffusa, anzi.
Alla data dell’8 dicembre 2024, secondo l’analisi effettuata da Fondazione Terzjus sulle denominazioni dei 130.852 enti complessivamente iscritti nel Runts, è emersa una presenza di enti sportivi dilettantistici complessivamente non superiore al 2% del totale. La stragrande maggioranza di questi enti (circa il 90%) è costituita da Asd iscritte nella sezione “associazioni di promozione sociale” del Runts, e dunque da Asd-Aps.
Si evidenzia pertanto come la categoria degli Esdts sia ancora molto al di sotto del potenziale che potrebbe esprimere, che si potrebbe attestare sugli 80 mila sodalizi. Infatti, nei suoi ultimi dati sulle Istituzioni Non Profit, al 31 dicembre 2022, l’Istat ha individuato più di 122 mila enti (pari al 34% del totale delle INP) la cui attività prevalente è quella sportiva.
È evidente che per condurre “dentro il Runts” enti che già sostanzialmente vi appartengono in ragione della forma giuridica posseduta, delle finalità perseguite, dell’attività svolta e dell’assenza di scopo di lucro, occorra superare una complessità generale legata ad un quadro normativo su molti nodi ancora di fatto doppio (potremmo dire “triplo”, pensando a Rasd, Runts e Registro Coni) e diverse questioni interpretative ancora aperte.
Continueremo quindi a richiede di superare l’esagerata pressione che arriva su dirigenti di base e sui volontari, che hanno il compito primario e già molto oneroso di organizzare le attività sul territorio.
Le regole, la trasparenza, le verifiche, la misurazione dei risultati sono alla base del funzionamento di un ordinamento - l’Uisp lo sostiene con convinzione e coerenza tanto - ma allo stesso tempo occorre snellire, evitando pesantezze inutili per tutti.
A dimostrare l’elevata attenzione dell’Uisp ai temi della trasparenza, del generale rispetto delle norme, esterne e interne, del controllo e dell’autocontrollo, alla reputazione come patrimonio collettivo (in attesa anche di quella che sarà la portata del decreto ministeriale sull’autocontrollo di prossima pubblicazione), il ricorso obbligato alle previsioni statutarie del commissariamento.
Nel periodo 2021/2025 i Commissariamenti sono stati complessivamente 15, due in più rispetto al quadriennio precedente. Di questi, dieci sono dovuti a dimissioni degli organi o alla mancata approvazione del bilancio nei termini, uno per gravi irregolarità amministrative e quattro per gravi violazioni statutario-regolamentari a cui hanno fatto seguito provvedimenti passati in giudicato degli Organi di giustizia interni verso quindici dirigenti di Milano e di Mantova, compresi i componenti dell’’ex Organo di Controllo del Comitato Regionale Uisp Lombardia, di radiazione e di esclusione da socio per periodi da un minimo di 3 sino a 8 anni.
E allora l’Uisp continuerà ad impegnarsi per consolidare il noi, in una associazione sempre più aperta, trasparente, che deve essere casa di vetro a tutti i livelli, che deve far sapere prevalere sempre il bene comune e mai interessi di parte.
Un preciso dovere nei confronti di associati, istituzioni, portatori di interesse.
Dobbiamo allora riprendere il lavoro ed entro i prossimi sei mesi aggiornare il Codice Etico Uisp, con lo sguardo sul Codice Qualità e Autocontrollo delle organizzazioni di terzo settore, con la necessità di rafforzare l’impianto etico e di garanzie del combinato disposto Statuto/Regolamento nazionale. Occorre dare gambe e strumenti per rendere centrali le funzioni del Comitato Etico.
I Collegi dei Garanti, l’Organo di Controllo e l’Organismo di Vigilanza 231 (OdV di cui ci siamo volontariamente voluti dotare) ci accompagneranno in questo percorso.
Al centro, quindi, l’etica della responsabilità, perché dobbiamo essere cittadini attenti sempre, non a intermittenza, come spesso ci ricorda quello straordinario uomo che è don Luigi Ciotti, fondatore nel 1995 e oggi copresidente di 'Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie', contro la corruzione, per la legalità e la giustizia, che l’Uisp stessa contribuì a costituire.
Un compleanno importante, ormai imminente, 30 anni, il prossimo 25 marzo.
E pochi giorni prima, venerdì 21 marzo, primo giorno di primavera, con grande onore e responsabilità, saremo a Trapani, in occasione della XXX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, intitolata “Il vento della memoria semina giustizia”.
Insieme alle Acli, all’Arci, a Legambiente, ad altre decine di organizzazioni del terzo settore, scuole, enti locali, cittadini e cittadine di ogni età, sfileremo in corteo per poi trovarci sul palco a leggere i nomi delle vittime innocenti, insieme ai loro cari, come in una sorta di rosario civile, mantenendo viva la loro memoria e il loro messaggio di giustizia.
Nel frattempo, in questi ultimi mesi, con l’Arci abbiamo avviato una nuova fase di riflessione e azione relativamente alla Federazione, come luogo riconosciuto e autorevole del più vasto e capillare associazionismo laico e democratico del Paese, richiamando e rilanciando quelle radici valoriali e identitarie comuni, lavorando alla riscrittura di un manifesto politico culturale delle associazioni aderenti.
Sul territorio ci siamo impegnati al massimo per uscire da vecchi modelli ormai passati alla storia, per superare la logica di chi è più o meno forte, di chi si sente più o meno forte, accrescendo l’impegno di tendere al protagonismo di una vera dimensione nazionale, che può soltanto avere ricadute positive su tutti.
Dal Nord al Sud, dove registriamo un quadro dirigenti sempre più coraggioso, che sta portando avanti con maturità e grande disponibilità un percorso di sperimentazione, che abbiamo denominare “Laboratorio Mezzogiorno Uisp”. Un lavoro collettivo, bello, dove tutti mettono a disposizione conoscenze, competenze, abilità verso una pratica del fare, per favorire la diffusione capillare delle stesse, dove si sperimenta, ci si confronta sulla problematicità dei processi e con la complessità del bisogno di sapere, si coopera, si è solidali.
L’esperienza assume proprio questo significato: aprire una nuova fase relativa al ruolo che i Comitati Territoriali e Regionali del Meridione (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) devono assumere per valorizzare, consolidare e potenziare la rete associativa nazionale della Uisp. Per mettere al centro l’attivazione di un processo che a partire dalla cultura del mutualismo, in cui la nostra associazione affonda le proprie radici, sia capace di predisporre forme per mettere a fattor comune buone pratiche, competenze, capacità.
L’obiettivo è quello di provare a governare le trasformazioni in atto, superando barriere, timidezze e particolarismi di territorio e tra gruppi dirigenti, condividendo criticità e potenzialità, provando ad ottimizzare risorse, a liberare opportunità, valorizzando la trasparenza, in un approccio di sistema e in un ambito di area vasta. Abbiamo dimostrato che si può fare, che ce la si può fare. Un modello a cui guardare, che mettiamo a disposizione dell’intera rete associativa.
Anticipo ai delegati e alle delegate, che oggi pomeriggio, in occasione della ripresa dei lavori, avrò ancora bisogno ancora di qualche minuto della vostra pazienza per integrare questa mia relazione introduttiva con alcuni ulteriori considerazioni ed elementi di quadro interno, del programma di lavoro per il prossimo quadriennio, che, dopo le sintesi dei Congressi regionali e grazie a questa tre giorni andremo a definire e a consegnare a quelli che saranno i futuri organi dirigenti; con la proposta di condividere, nella solennità congressuale, quanto già discusso negli ultimi mesi rispetto al percorso che ci dovrà condurre, a tutti i livelli, alle Assemblee di metà mandato e di aggiornamento dello Statuto.
Concludo, ringraziando sentitamente, di cuore, l’intera rete associativa, la Giunta, il Consiglio, la vicepresidente vicaria Patrizia Alfano, la Governance complessiva, l’Organo di Controllo, i Collegi di garanzia, l’Organismo di Vigilanza, ogni struttura e settore, dal livello nazionale sino a tutto il territorio, nessuno escluso. Ringrazio tutto lo staff nazionale che ha lavorato all’organizzazione di questo Congresso e che ci sta supportando al meglio in questa intensa tre giorni. Grazie alla Commissione Verifica Poteri.
Un ringraziamento particolare a Tommaso Dorati, il nostro Segretario generale nazionale, quadro Uisp e uomo straordinario.
Un enorme ringraziamento, vada ancora una volta ai dipendenti e collaboratori della sede nazionale, che per 15 lunghi mesi, dopo quel tremendo incendio del 2 giugno 2023 nel condominio di Largo Franchellucci, a Roma, hanno dovuto sopportare i disagi, insieme alle proprie famiglie, di dover lavorare completamente in smart working, senza gli strumenti della sede e mai arrecando alcuna ricaduta negativa sulla rete associativa, anzi.
Nell’occasione, vorrei infine rinnovare un grandissimo ringraziamento a tutti i nostri associati, impegnati, in qualsiasi ruolo, all’interno delle associazioni e delle società sportive, dei circoli, dei sodalizi di terzo settore affiliati.
La Uisp c’è e continuerà ad esserci, avvicinandosi a quelli che fra poco saranno i suoi primi 80 anni di storia. A raccontare tutto questo, ogni giorno, il nostro grande sistema di Comunicazione.
Grazie, infine, per la grandissima condivisione attorno alla mia ricandidatura a presidente nazionale, grazie per l’affetto e il sostegno che ogni giorno mi dimostrate.
E allora, ancora una volta, diciamo “Immagina”… Imagine…
Che questo Congresso sia anche un Congresso di speranza, di fiducia verso il prossimo futuro.
Immaginiamo un mondo migliore, dove non ci siano più guerre ma solo essere donne e uomini che vivono in pace.
“Sempre avanti, c’è bisogno di tutte e tutti NOI!”
Grazie e sempre W l’UISP!
Tiziano Pesce